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SAD LOVERS AND GIANTS: DOMANI SERA A PARMA!


Parliamo dei Sad Lovers and Giants e di come negli ultimi periodi la musica New Wave abbia ritrovato nuova linfa sia tra le band e quindi nelle relative produzioni fortemente influenzate da quel periodo, che nei dancefloor di tutta Italia.

La band inglese capitanata da Garce Allard suonerà questa sera (venerdì 13 marzo 2015) al Blackout di Roma mentre domani a Parma (sabato 14) presso il Circolo Mu.

Riavvolgiamo il nastro. Chi sono i Sad Lovers and Giants? La band si forma nel 1982 a Watford, nei dintorni di Londra; epoca in cui la musica resettava nuovamente le proprie coordinate rivendicando prepotentemente spazio. Le influenze stilistiche degli SLAG, infatti, non lasciano scampo e riportano proprio ai principali protagonisti della scena: Joy Division, The Sound e The Cure, sebbene a quei tempi fossero infinite le realtà alle quali ispirarsi. Di fatto, sonorità declamanti e malinconiche, riconducono chiaramente all’estetica cangiante della New Wave, sebbene la reiterazione psichedelica di alcuni passaggi riconduca qui alle atmosfere progressive di qualche anno prima.

Allard e soci consacratisi, come band di culto, possono vantare tredici album di studio all’attivo (ma gli ep e i singoli sono innumerevoli); una carriera che non ha certo bisogno di particolari presentazioni se non per dipingere nel firmamento musicale una parabola concretamente definita in tutte le sue parti. Tre i dischi imperdibili e da riporre orgogliosamente sugli scaffali in camera ( e se non li avete, comprateli!): Epic Garden Music (1982), Feeding the Flame (1983) e infine The Mirror Test (1987). Trattasi di evoluzioni sequenziali rigorose e che conducono all’interno dei meandri di un’epoca in grado ancora oggi di ispirare band e dj provenienti da ogni angolo del Paese. La musica Wave, trova, infatti, terreno fertile non soltanto tra le chitarre ma anche “in mezzo ai solchi” dei dischi suonati nei dancefloor. Per quanto di nicchia, il movimento registra un sorprendente incremento di serate a tema: una ricetta che si rinnova, connessa non soltanto alla musica; appartenere a tali serate significa entrare all’interno di una bolla temporale nella quale è facile perdere qualsiasi riferimento: il look, unitamente al trucco, definisce la fauna prevalentemente «over 40» anche se il fitto reticolo musicale ereditato dagli anni 80 ha scavato un solco profondo anche tra i giovani, i quali accorrono “più che mai bistrati” per ascoltare e ballare Bauhaus e soci.

Diversi i Format interessanti: Oltre ad Endenocte,  sempre nella città di Parma, “Disinthegrave” indaga le medesime atmosfere con successo. Milano storicamente propone diverse serate degne di nota quelle di Blue Hours, e Darkitalia (www.darkitalia.com). Così come la Dark Side of Brescia: una volta al mese è in grado di richiamare a brescia, “darkettoni” da ogni dove e di tutte le età.

Modena, in termini musicali “è dark per eccellenza” e presenta differenti proposte: Il Grotesque, serata storica, ancora oggi propone serate di grande successo. Il Dinamika, presenta evoluzioni musicali forse dedicate ad un pubblico più eterogeneo ma comunque a tema. Spazio anche nella città di Bologna: Obscura e Atmosphere, nate sull’onda del riconquistato successo del genere spopolano in città. Anche il Veneto trova in Vicenza e Padova roccaforti sicure per ascoltare la musica dark (Sepolcro Zero e il mitico Vinile di Bassano del grappa). Infine Roma, Metamorfosi la fa da padrone.

A fare la differenza resta la musica, le persone che mediamente frequentano, sono musicofili attenti e severi; le selezioni musicali, sono in genere dovute ad una formula in grado di garantire, nell’arco della serata, mille sfaccettature legate al genere; il vero darkettone, non si accontenta delle solite cose ma scruta, osserva, ascolta… e soprattutto si aspetta una scaletta sempre nuova e diversa. Se siete dj improvvisati e pensate che Boys don’t Cry possa placare la sete degli astanti… lasciate perdere! Le persone che frequentano sono spietate (giustamente) e troveranno il modo di farvelo notare.

La ricerca di un buon dj, proprio per questo deve prevedere oltre ad una buona tecnica anche un percorso filologicamente ineccepibile, in cui sonorità del tempo possano essere miscelate abilmente con quelle ai giorni nostri figlie, neanche a dirlo, degli anni 80; nessuna variazione sul tema, semmai l’applicazione scientifica di un certo sentire.

 

Marco Pipitone