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Soviet Soviet: non si esce vivi dagli anni 80


Chi sostiene che la musica indipendente italiana sia morta, non ha fatto i conti con i Soviet Soviet. La band pesarese – di ritorno da un tour trionfale in tutta Europa – sbarcherà sabato sera al Circolo Mu, per presentare «Fate», l’ultima fatica discografica. Il concerto inizierà alle 23 e 15. Ad aprire la serata, alle ore 22 e 30, saranno i parmigiani Darkleech, i quali, per l’occasione, presenteranno in anteprima «The way of darkness», il nuovo Ep. L’ingresso è riservato ai soci Arci, con biglietti a 10 euro; apertura circolo, ore 22.

Abbiamo incontrato i Soviet Soviet per una piacevole chiacchierata.

Ragazzi, facciamo luce sul progetto.

«Siamo i Soviet Soviet, tre amici che amano suonare insieme e portare in giro la propria musica».

«Fate» è in nomination nella cinquina per il Pimi 2014 (premio italiano di musica indipendente) ma anche del MEI come miglior album d’esordio.

«Una cosa che ci rende felici, il disco è stato accolto molto bene dalla stampa specializzata. Altresì siamo soddisfatti del lavoro fatto, Fate è il nostro primo album, quindi un’esperienza nuova».

L’allure che vi circonda vi porta lontano dall’Italia; se foste inglesi, sareste stati avvantaggiati nell’acquisizione di status di band internazionale? 

«Non riusciamo a risponderti. Probabilmente avrebbe presentato la band sotto un’altra luce ma pensiamo che la differenza la faccia sempre la musica e la dimensione live».

Parlateci del tour europeo appena terminato.

«All’estero è presente una grande curiosità verso i gruppi che suonano. I locali sono pieni, esiste una cultura musicale radicata in grado di portare le persone a voler scoprire nuove band».

Un aspetto che in Italia, soprattutto negli ultimi anni, è probabilmente venuto a mancare…

«Purtroppo è così. Tornando alle nostre date estere, sono state esperienze bellissime, in cui si suonava ogni sera magari per 15 giorni consecutivi, veri e propri tour serrati».

Suonerete all’interno di Endenocte, un format sulla musica Postpunk. Perché secondo voi quel periodo non smette di attrarre?

«Forse perché gli anni 80 hanno dato i natali a grandi band tuttora in attività».

Ai giorni nostri, a quelle sonorità, s’ispirano tanti gruppi, anche i Soviet…

«La nostra musica nasce come espressione molto istintiva. Abbiamo davvero tantissimi ascolti, alle volte molto differenti tra loro. Sicuramente la musica post punk ci ha influenzato».

Venite da Pesaro La cui scena musicale è in effetti molto vitale. Quali altri gruppi (pesaresi, ma anche italiani) sentite di poter consigliare ai lettori?

«Possiamo citare i “Be Forest” e i “Brothers in law” che sono della nostra stessa città. Band italiane da consigliare…non sapremmo dirti. ci sono davvero moltissime band che spaziano in ogni genere musicale. sarebbe limitativo fare una lista».

Avete aperto il concerto degli Horrors e dei Pil, che ricordi avete?

«Ricordi bellissimi. Quando abbiamo aperto il concerto degli Horrors era la nostra prima apertura importante per una band internazionale. Ti lasciamo immaginare quanto fossimo emozionati ed eccitati».

Quella sera ero accanto al cantante degli Horrors, ricordo con piacere quanto fosse stupito dal vostro sound…

«Ci fa molto piacere. Apprezziamo tanto la loro musica».

Quali sono i gruppi che hanno alimentato/ispirato il vostro sound?

«Tra i tanti nomi posso farti: Joy Division, A place to Bury Strangers, MBV».

Ragazzi sgombriamo il campo dagli equivoci, I Soviet Soviet sono o non sono una dark-band? Quando dico darkband voglio soltanto inquadrarvi in un certo ambito, penso ad esempio ad un gruppo come Joy Division…

«Non ci siamo mai riconosciuti in nessun genere o catalogazione. sono stati i giornalisti con le prime recensioni, a inserirci nel genere post punk. sono solo etichette».

Se foste nati come band intorno al 1982 avreste di diritto fatto parte della cosiddetta new wave italiana. Cosa ne pensate di quel periodo?

«È un periodo importante per la scena musicale italiana. conosciamo i gruppi che ne hanno fatto parte e in alcuni casi abbiamo avuto anche il piacere di condividere il palco con essi».

Siamo alla fine… Che cosa dobbiamo aspettarci al Circolo Mu?

«Presenteremo il nostro album, cercando di suonare la nostra musica al massimo delle nostre possibilità».

 

Marco Pipitone