08/04/2017 Soviet Soviet@App Colombofili, Parma


Appuntamento mensile con la Endenocte Dark Night,la prima dopo il restyling del nome. Una delle caratteristiche salienti di questa stagione, entrata ormai nella fase della maturità, è la presenza di un pubblico sempre diverso, specifico per la band di turno. Non c’è più la figura del melomane da Teatro Regio, del loggionista abbonato alla stagione lirica, per usare una metafora, ma avventori (ieri particolarmente numerosi)che arrivano per seguire la propria band del cuore.

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Di difficile decifrabilità anche per Marco Pipitone, Black Ossian e DKZ che durante il Dj set si sono adeguati integrando con successo i loro cavalli di battaglia post-punk, gothic, new wave, contaminandoli con elementi punk-rock e indie o il mainstream meno vile dei Placebo, che hanno fatto la parte del leone nella scaletta. Non a caso li cito, in quanto la voce di Andrea Giometti, bassista e cantante dei Soviet Soviet, ha ricordato a molti dei presenti quella di Brian Molko.

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L’inizio del loro set è suggestivamente post-rock..Un elemento che non avevo mai colto nei loro lavori in studio e che riappare transitoriamente nell’attacco di alcuni pezzi. Pochi minuti e si scatena la furia a volume devastante della loro musica. Condotta dal drumming instancabile di Alessandro.Ferri. Dagli arabeschi disegnati dalla chitarra di Alessandro Costantini.e dal basso dello stesso Giometti.

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Particolarmente emozionanti i pezzi di punta di Fate, disco del 2013 che allargò la loro notorietà ad un pubblico più vasto, ormai diventati piccoli classici. Notevole l’affiatamento del trio che si è distinto anche per la professionalità nel dietro le quinte e per la meticolosità nell’eseguire il soundcheck. Post-punk, shoegaze più come attitudine che per presenza di feedback, una certa uniformità di fondo, espressione di un rigore compositivo che viene apprezzato da un pubblico più giovane di quello che è solito presentare da queste parti. Da notare anche l’inconsueta presenza di numerosi hipster. Sono loro il nostro ricambio generazionale?

 

Fulvio Galvani 

Foto a cura di Elisa Magnoni